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Enciclopedismo, filologia, poesia: l’eredità del Medioevo (Capitolo I. L’enciclopedismo / I. 4, 2 La ri

2025-03-23 18:06

Claudia Pandolfi

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Enciclopedismo, filologia, poesia: l’eredità del Medioevo (Capitolo I. L’enciclopedismo / I. 4, 2 La rinascita carolingia)

Già il primo re dei Franchi, Pipino il Breve (752-768), mirando ad una riforma ecclesiastica concepita come base per l’elevazione generale della cultu

Già il primo re dei Franchi, Pipino il Breve (752-768), mirando ad una riforma ecclesiastica concepita come base per l’elevazione generale della cultura, e convinto che essa non potesse compiersi senza elevare l’insegnamento e l’istruzione, aveva dato avvio ad una rinascita degli studi e ad un processo di restaurazione della lingua latina. Il suo progetto fu portato a compimento dal figlio Carlo Magno, che, innanzi tutto, si circondò di uomini capaci fatti venire da diversi paesi, primo fra tutti Alcuino di York: se, infatti, esistevano già, nei territori sotto il suo potere, scuole episcopali e parrocchiali nelle città, e scuole monastiche presso i monasteri, l’insegnamento non aveva basi sicure, né esisteva una solida tradizione scolastica. Per effettuare il suo piano di riforma, Carlo invitò dunque presso di sé Alcuino, e, consigliato da lui, rielaborò il sistema scolastico, ed elaborò un programma di studio da diffondere in tutte le scuole: il programma comprendeva le sette arti liberali, cui si aggiunse poi la medicina; nelle scuole superiori la cultura era completata dallo studio della teologia.  Sotto la direzione di Alcuino fu inoltre costituito un centro di studi ad Aquisgrana, nel palazzo stesso – la cosiddetta Scuola Palatina –, e, accanto ad essa, una sorta di Accademia, presso la quale Carlo chiamava uomini di cultura da ogni paese: la corte divenne così il centro di fruttuosi scambi fra poeti e studiosi di tutta l’Europa, uomini che si accostarono ai classici con grande curiosità intellettuale. Peraltro, nel bisogno generalizzato di libri, che questo rifiorire della cultura e della classicità necessariamente portava con sé, i libri stessi vennero approntati in misura senza precedenti, in una attività intensa di riproduzione che salvò per noi la maggior parte della letteratura latina.  Nella fase iniziale della rinascita, l’attività dei dotti fu prevalentemente indirizzata agli studi grammaticali, al fine di procedere ad una restaurazione della lingua. Il latino fu ‘rimesso a nuovo’: il lessico fu ripulito, si tornò ad una ortografia corretta, furono rispettate la morfologia e la sintassi. Confrontate con questo latino ‘libresco’, – l’abbiamo detto parlando della nozione di “lingua latina” e della sua storia – le parlate comuni apparvero come lingue del tutto diverse, e si ebbe la consapevolezza che vivevano ormai delle nuove lingue.  Gli sforzi di Alcuino e dei suoi collaboratori provocarono poi, in una seconda fase della rinascita, una considerevole fioritura di letterati e un interesse sempre maggiore per la conservazione e la corretta trasmissione dei classici.  A questa seconda fase appartiene sicuramente il tedesco Rabano Mauro (780-856), che abbiamo ricordato fra gli scrittori ‘enciclopedici’ per il suo De universo o De rerum naturis (L’universo o La natura delle cose).  Dopo avere studiato a Tours, alla scuola di Alcuino, dall’801 fu maestro nella scuola annessa al monastero di Fulda, destinato a divenire il centro di irradiamento della cultura classica e della cristianizzazione della Germania, e nell’822 ne divenne abate; nell’847 fu quindi eletto vescovo di Magonza, e fu tra i primi ad introdurre in Germania lo studio delle arti liberali, meritando per questo il titolo di “precettore della Germania”. Autore di commenti alle sacre Scritture, di poesie, e di numerose opere finalizzate all’alfabetizzazione religiosa del clero, gettò con queste ultime le basi per una ripresa degli studi filosofici. I ventidue libri del De universo rappresentano una erudita ‘enciclopedia’ universale, una grande biblioteca di saperi, in cui, sul modello delle Etimologie di Isidoro, si assommano e si intersecano tradizione biblica e storia della Chiesa, libri e cultura, mondo minerale, vegetale e animale, natura dell’anima e del corpo, mostri e meraviglie, fenomeni celesti e computi del tempo, pesi e misure, vita quotidiana e organizzazione degli Stati, arti liberali, agricoltura, medicina, alimentazione, scienza della guerra, lavoro manuale e strumenti di lavoro.  Le notizie sono tratte quasi interamente dalle Etimologie di Isidoro, e, nella loro interezza, le due opere sono molto vicine: nell’articolazione dei contenuti, nell’organizzazione del materiale, nel dettaglio dell’esposizione. Ma il testo isidoriano entra per così dire in un nuovo dettato, per l’esigenza di Rabano di interpretare allegoricamente o misticamente i contenuti. L’universo  è in qualche modo l’ideale prosecuzione dei numerosi commentari esegetici scritti dall’autore negli anni precedenti, ed è appieno inserito nell’alveo della cultura carolingia, in cui Arti liberali ed Esegesi risultano sempre connessi: in una sorta di processo ‘moralizzatore’, il materiale delle Etimologie  non è trattato semplicemente come fonte di conoscenza antiquaria, come un patrimonio di conoscenze a cui attingere, ma diventa un insieme autorevole di idee che illustrano le sacre Scritture.  Il fatto è che, all’interno della cultura carolingia, segnata dall’interazione profonda fra politica e religione, coerentemente con la volontà politica di Carlo Magno di creare le condizioni migliori per l’ordinamento di un impero cristiano, l’atteggiamento verso le lettere secolari non poteva non subire un cambiamento: è vero che la consacrazione della lingua e dello scibile latini come bussola della cultura, operata dal rinascimento carolingio, implicava necessariamente la grande fortuna di Isidoro, con la sua opera di ‘restituzione’ degli antichi autori, ma è altrettanto vero che Isidoro, pur rimanendo per Rabano il punto di partenza, non poteva esaurire l’orizzonte della mentalità enciclopedica della nuova epoca e dei suoi nuovi orientamenti.   Quello di essere soggette a cambiamenti nella ricezione e nell’imitazione, rimanendo però un antecedente dal punto di vista della tradizione di genere, dell’impostazione e dei contenuti, sarà anche nelle epoche successive il destino delle Etimologie.