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Trotula 4. Trotula e la "Trotula"

2024-06-10 16:08

Claudia Pandolfi

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Trotula 4. Trotula e la "Trotula"

La silloge Trotula comprendeva tre testi, che condividevano, tutti e tre, la medesima origine salernitana – il Liber de sinthomatibus mulierum/ Libro

La silloge Trotula comprendeva tre testi, che condividevano, tutti e tre, la medesima origine salernitana – il Liber de sinthomatibus mulierum/ Libro sulle malattie delle donne, il De curis mulierum / Sui trattamenti delle donne e il De ornatu mulierum /Sulla cosmetica delle donne –: testi che furono conosciuti in forma indipendente per tutta l’Europa fino al XV secolo, e che subirono nel tempo diversi interventi di revisione, finché non vennero riuniti in un unico corpus da un compilatore anonimo, che rivide in parte la terminologia, aggiunse materiali, rielaborò alcune parti. Solo il secondo dei tre, fin dal manoscritto più antico, era attribuito ad una guaritrice di Salerno, chiamata Trota o Trocta; i libri Sulle malattie delle donne e Sulla cosmetica delle donne, anonimi, persero per così dire il loro anonimato una volta che, giustapposti a quello Sui trattamenti delle donne, furono associati al nome di Trota: la raccolta fu infatti chiamata Summa quae dicitur Trotula, assumendo come titolo abbreviato il nome Trotula, ovvero il diminutivo di Trota, autrice del testo di mezzo.  

Scritta in latino, a partire dal XII secolo, la Trotula circolò in tutto l’Occidente, diventando ben presto il testo di medicina femminile più utilizzato e diffuso, con tutte le manipolazioni che la diffusione stessa necessariamente comportava.  

Nel 1544, quando giunse nelle mani dell’editore George Kraut – da lui pubblicata col titolo De passionibus mulierum ante, in et post partum/ Le malattie delle donne primadurante e dopo il parto –, generazioni intere di scribi e di lettori erano convinti che si trattasse di un unico testo, o al massimo di due, scritti però dalla medesima autrice: conseguentemente, l’opera di Kraut consisté nel mettere in ordine quello che appariva come un testo confuso e disordinato, espungendo passi, sopprimendo materiale, riorganizzando la divisione in capitoli, ecc. Il sottotitolo chiariva che nel libro erano illustrate le infermità e le sofferenze del sesso femminile, la cura dei bambini al momento del parto, la scelta della nutrice, le prescrizioni valide per entrambi i sessi, le esperienze di varie malattie, con l’aggiunta di alcuni preparati utili ad abbellire il corpo. Quando, più di venti anni dopo, sorse per la prima volta la disputa sull’identità dell’autore,  si diede ovviamente per scontato che di un unico autore si trattasse, dato che l’edizione di Kraut aveva fatto scomparire ogni possibilità di ‘riconoscere’ i tre testi originari: questo autore venne addirittura ‘trasformato’ in uomo dall’editore Hans Kaspar Wolf (Wolphius), che attribuì il testo complessivo a tale Eros, liberto della figlia di Augusto. L’attribuzione ad uno sconosciuto autore del I secolo, di per sé completamente assurda, pose le basi per una querelle sull’esistenza e l’identità femminile di Trotula, portando in seguito diversi studiosi a sostenere, fino alle soglie della contemporaneità, che le abbreviazioni Tt’ o Trott’ presenti nel manoscritto più antico andassero sciolte non in Trotta ma in Trottus: a fronte di quella che doveva apparire una stranezza, o meglio un paradosso, che cioè fossero da ascrivere a una donna l’esercizio della professione medica e la redazione di trattamenti unanimemente approvati e lodati, non si trovò di meglio che cambiarle sesso.  

Uomo o donna che fosse, in ogni caso, per molti secoli si riconobbe un unico autore per l’intero volume: ed è stato solo grazie ad uno studio approfondito dei manoscritti che gli studiosi moderni sono riusciti a distinguere il testo più propriamente attribuibile alla guaritrice Trota dal resto del materiale medico che – almeno nella redazione – sembrerebbe appartenere a più di un autore salernitano maschio.  

Abbiamo detto che l’attribuzione della silloge ad autori diversi è questione moderna. Del resto, per tutto il Medioevo, l’identità dell’autore non era sentita come importante: importante era che i testi rappresentassero un capitale di informazioni a cui attingere. È per gli studiosi moderni di storia della medicina e di storia delle donne che appare invece fondamentale comprendere gli stadi attraverso cui il corpus venne compilato, così da poter rispondere ad importanti interrogativi, relativi alle  teorie mediche medievali sul corpo femminile, all’impatto della nuova medicina araba, alla visione che una donna poteva avere del proprio corpo, alle circostanze sociali della salute femminile, ecc.  

Rispondere a queste domande richiede ovviamente un’analisi approfondita dei testi stessi, che, strato dopo strato, elimini decine e decine di accrescimenti e alterazioni: ed è un’analisi decisamente molto complessa e ancora non compiuta. Basti dire che molti anni di studio sui manoscritti (centotrentuno sopravvissuti fino ad oggi) hanno dimostrato come vi sia stato un totale di quindici diverse versioni, considerando i tre testi sia separatamente, nella loro circolazione autonoma, sia nel corpus.  

Una delle molte versioni del corpus Trotula era particolarmente stabile nella forma e circolava ampiamente – una sorta di corpus standardizzato, di cui oggi possediamo una trentina di copie –: ed è questo un prodotto della metà del Duecento, che riflette il punto di arrivo dello sviluppo dei tre testi. Essendo la versione più strettamente associata ai circoli universitari, è su questa che si basa di fatto l’edizione moderna curata da Monica H. Green del 2001, ora disponibile anche nella versione in italiano del 2009, con la traduzione di Valentina Brancone.     

 

I tre trattati che compongono il corpus sono testimoni, nel loro complesso, di quella esplosione del pensiero e della trattatistica medica che si verificò nell’Italia meridionale nei secoli XI e XII. Lo sviluppo della scrittura medica nel territorio di Salerno fa parte di quella che viene chiamata la “Rinascita del XII secolo”, che si manifestò in molteplici ambiti della cultura: il fiorire della trattatistica medica a Salerno costituì al tempo una rinascita, una riscoperta di antichi testi, una nuova sintesi di pratiche locali con la più sofisticata medicina araba penetrata poco prima in Europa. Una letteratura medica, ovviamente, esisteva in Europa anche prima, e il preludio per l’esperienza salernitana fu la serie di traduzioni dall’arabo al latino realizzata nel secolo XI presso il monastero di Montecassino: ma fu l’esperienza salernitana che, grazie alla compenetrazione con i più antichi testi latini e con le tradizionali pratiche mediche empiriche, e grazie anche alle tecniche di commento dei testi, fece sì che diventasse operante in Occidente la nuova medicina araba. E il corpus della Trotula fu partecipe di tutto ciò.  

Se poi ci chiediamo perché si sviluppò a Salerno questa medicina delle donne, non abbiamo di fatto una risposta. A prima vista, infatti, non c’è nulla nella realtà salernitana che possa aver favorito lo sviluppo di quelli che diverranno i tre testi specializzati più importanti di medicina delle donne dell’Occidente medievale europeo. A quanto risulta, le donne non godevano di uno statuto sociale elevato, e avrebbero anche potuto essere meno istruite di donne che vivevano in territori limitrofi; né fu l’eredità araba a incoraggiare questo sviluppo, dato che esistevano, sì, testi arabi specializzati in medicina delle donne, ma nessuno di essi fu tradotto da Costantino, l’africano di cui il medico Alfano era divenuto mecenate (v. 2. La scuola medica salernitana).    

Molto probabilmente, la creazione dei tre testi salernitani è dovuta alla coincidenza di più fattori, ovvero la vicinanza con la scuola medica di Velia, dove gli scavi archeologici hanno lasciato supporre che operassero anche delle donne; il fatto che le Practicae dei maestri salernitani includevano sempre sezioni sulle malattie femminili, e questo costituiva di fatto un precedente per la compilazione di testi specializzati in medicina delle donne; e infine  la volontà di prendere sul serio le pratiche empiriche e le conoscenze mediche delle donne del luogo sicuramente molto diffuse.  Le caratteristiche della scuola salernitana – la preoccupazione di analizzare e spiegare con sistematicità, la volontà di incorporare nuovi ritrovati farmaceutici, il desiderio di appropriarsi stabilmente delle nuove conoscenze mettendole in forma scritta – fecero il resto.  

Tutti questi fattori fecero sì che la medicina salernitana delle donne fosse qualcosa di diverso da tutto ciò che poteva esserci stato in precedenza.