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A proposito delle “frasi famose” di autori latini, due false citazioni da Cicerone e Seneca

2021-04-26 18:45

Claudia Pandolfi

A proposito delle “frasi famose” di autori latini: fra approssimazione, inattendibilità e falsificazione, Cicerone e la burocrazia, Cicerone e il debito pubblico, Seneca e la religione, Il bilancio deve essere equilibrato,

«Il bilancio deve essere equilibrato, il tesoro ripianato, il debito pubblico ridotto, l’arroganza della burocrazia moderata e controllata, e l’assist


«Il bilancio deve essere equilibrato, il tesoro ripianato, il debito pubblico ridotto, l’arroganza della burocrazia moderata e controllata, e l’assistenza alle nazioni estere tagliata, per far sì che Roma non vada in bancarotta. Gli uomini devono imparare di nuovo a lavorare, invece che vivere di pubblica assistenza (Cicerone)»

La citazione – spesso ripetuta con leggere varianti – è un vero e proprio falso, come già potrebbero fare intuire i riferimenti alla “burocrazia” e alla “assistenza alle nazioni estere”, due concetti difficilmente riconducibili alla Roma repubblicana: ma, in ogni caso, Cicerone non ha mai scritto queste parole, e, in tutte le sue opere, non si trova nemmeno qualcosa di vagamente simile. 
La falsa citazione proviene originariamente da Oltreoceano, dove circola da anni fra gli internauti americani, ed è addirittura usata, sempre in America, in un numero imbarazzante di rapporti ufficiali e documenti governativi a partire dal 1967; la si ritrova poi frequentemente riportata anche in pubblici dibattiti, e compare persino fra le riflessioni filosofiche del premio Nobel per la chimica Polanyi (Science and society: the John C. Polanyi Nobel Laureates Lectures, intr. M. Moskovits, 1995, p.40); come scrive Guido Rossi, è stata pure abbondantemente abusata dall’Ocse – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – e dal Fondo monetario internazionale, «alla ricerca di autorevoli precedenti a giustificazione della loro politica monetaria» (Sole 24 Ore, 29 gennaio 2012, in Micromega on-line). 
Tutto ciò nonostante che il falso fosse già stato smascherato nel 1971. 
Fu il prof. John Collins, della Northern Illinois University, a svelarne l’origine nella rubrica dedicata alla posta dei lettori del The Chicago Tribune del 20 aprile 1971. Collins scoprì infatti, che la frase proveniva dalla biografia romanzata di Cicerone A Pillar of Iron (tradotta in italiano col titolo Cicerone, voce di Roma), scritta da Taylor Caldwell e pubblicata a New York nel 1965 (nello specifico, da un passaggio a p. 451): non a caso, un’opera che istituisce sistematici paralleli fra la storia di Roma e quella degli Stati Uniti (Ph. Rousselot, Curiosa: Caldwell and Cicero, Tulliana. Eu 2010).

Una percorso per certi versi simile accomuna a questo falso ciceroniano un falso senecano:
«La religione è considerata dalla gente comune come vera, dai sapienti come falsa, e dai governanti come utile (Seneca)».
Come già Cicerone, anche Seneca non ha mai scritto questa frase.
Tradotta, come quella ciceroniana, dall’inglese, essa risulta attribuita erroneamente a Seneca, per la prima volta, da tale Ira D. Cardiff, in un libro dedicato al pensiero dei grandi uomini sulla religione (What Great Men Think About Religion, Boston 19722), e ripresa quindi da James Haught – con riferimento a Cardiff – nel suo saggio sulla storia della incredulità (2000 Years of Disbelief, Amherst- USA, 1996). 
L’origine dell’errata attribuzione e dunque della circolazione del falso potrebbe trovarsi nella famosa opera storica in sei volumi di Edward Gibbon, The History of the Decline and Fall of the Roman Empire, pubblicata negli anni 1776-1789, in cui si legge: «I diversi culti religiosi che si osservano nel Mondo romano erano tutti considerati dal popolo come egualmente veri; dal filosofo come egualmente falsi, e dai magistrati come egualmente utili» (Storia della decadenza e rovina dell’Impero Romano, trad. N. Bettoni, 1820-1824, Vol. I, cap. II, par. 1). La frase di Gibbon compare peraltro sul sito "aforismi.meglio.it."   ed è a lui correttamente attribuita.